Tech Waves13.11.25
Dubbi tecno-logici nell’era digitale
Tante domande e una risposta in una realtà sempre più dematerializzata dall’innovazione tecnologica.
Tante domande e una risposta in una realtà sempre più dematerializzata dall’innovazione tecnologica.
L’era digitale: l’epoca dolceamara in cui tutti siamo immersi. Trasformiamo gli allineamenti vis-à-vis in “una veloce call”, impariamo attraverso e-learning, aggiorniamo gli amici con note vocali troppo lunghe, seguiamo lezioni di yoga in streaming e ci innamoriamo con uno swipe. Abbiamo persino iniziato a sorseggiare il caffè davanti a una videocamera, in un digital cafè sull’importanza di coltivare connessioni autentiche. La realtà si sta dematerializzando sotto ai nostri occhi. Celata tra i pixel, una domanda attraversa gli schermi di tutto il mondo: essere presenti di persona è destinato a passare di moda?
Il dibattito è tutt’altro che teorico: sta già trasformando il modo in cui viviamo, lavoriamo e creiamo. Dagli algoritmi che ci promettono di farci trovare l’anima gemella agli NFT che, ben lontani dal tramonto, stanno silenziosamente passando da asset speculativi a infrastrutture digitali essenziali: la rivoluzione tecnologica tocca ogni settore e trasforma ogni relazione. Chiedendoci, se non imponendoci, di ridefinire anche quella tra brand e pubblico.
Secondo ANSA, oggi bastano 50 dollari per generare un deepfake credibile. E in una recente ricerca di iProov – leader mondiale nelle soluzioni scientifiche per la verifica biometrica dell’identità – solo lo 0,1% dei partecipanti è riuscito a distinguere il reale dal falso in immagini e video. Tradotto: non è più solo la realtà a essere fragile, ma anche la nostra percezione. Facciamo parte dell’élite o del 99,9% che cadrà nella trappola? La domanda a cui dobbiamo rispondere con urgenza, allora, non è quanto essere connessi ci disconnetta, ma piuttosto quanto siamo in grado di rendercene conto.
Sappiamo davvero riconoscere la vera innovazione, se non possiamo viverla nel mondo reale?
Meglio (non) chiedere a Chat GPT, ha sempre la risposta giusta finché non gli fai notare che si è sbagliato.
Nel mondo dell’innovazione tessile, la questione è ulteriormente complessa: se un computer può simulare la lucentezza di un filato o la profondità di una texture, che ne è della sensazione di un tessuto sulla pelle, del peso impercettibile di una trama, della memoria tattile che accompagna ogni materiale? In questo settore, il senso della realtà non è il solo che rischiamo di perdere. E, forse, nemmeno il più importante.
Se è quindi certo che la tecnologia trasforma i mondi e i modi in cui viviamo, confondendo i confini tra reale e artificiale, cosa ci resta per fugare tutti gli altri dubbi che la sua accelerazione porta con sé?
A Mare di Moda – tra gli appuntamenti B2B più importanti della scena europea per il tessile beachwear – Jersey Lomellina ce lo ha svelato, offrendo allo sguardo e al tocco del pubblico i suoi nuovi tessuti operati. Intricati giochi tridimensionali, trame morbide e sofisticate, superfici reversibili e contrasti di toni accattivanti, già tradotti in capi che fondono l’eleganza disinvolta della moda d’antan alle vibrazioni caraibiche previste per la prossima stagione.
Una dichiarazione di autenticità tangibile, espressa – oltre che nei tessuti innovativi presentati – anche nella scelta di proporsi con uno scenografico ingresso allo stand a forma di chiave.
Un simbolo dell’apertura costante di JL verso esplorazione e creatività.
Che l’azienda made in Gravellona Lomellina volesse lanciarci un messaggio tra le trame coloratissime della nuova collezione? Il sospetto ha vita corta per chi conosce la visione del brand-pioniere della maglieria circolare, che punta da sempre sull’innovazione come mezzo per elevare le competenze.
Sulla Croisette di Cannes, Jersey Lomellina ha voluto ricordarci che la tecnologia può amplificare il talento, ma non generarlo. È l’intuizione a guidare il filo, la fantasia a disegnarne la trama, la sensibilità a renderla viva. L’esperienza umana resta l’essenza di ogni innovazione autentica.
E se fosse proprio questa la risposta che stavamo cercando?
Nell’era digitale la vera innovazione è rimanere umani.